A seguito della caduta della linea elettrica e dell’azionamento del segnale di allarme, il convoglio si arrestava e solo per forza di inerzia andava a fermarsi vicino alla stazione. La vettura in cui è avvenuto lo scoppio che è rimasta completamente distrutta dall’incendio apparteneva alle ferrovie della Repubblica federale tedesca ed era diretta a Monaco di Baviera.
(«Il Resto del Carlino», 5 agosto 1974).
Nella notte di domenica 4 agosto 1974, all’1,25, un potente ordigno collocato sull’espresso Roma-Brennero, l’Italicus, esplose nel secondo scompartimento della quinta carrozza mentre il treno usciva per inerzia dalla galleria e si fermava nei pressi della piccola stazione di S. Benedetto Val di Sambro. Lo scoppio dell’ordigno causò una strage: 12 persone restarono uccise e 44 ferite.
Secondo la Relazione che il ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani tenne durante la seduta parlamentare di lunedì, 5 agosto 1974: i primi rilievi tecnici eseguiti dal personale della direzione di artiglieria e dai vigili del fuoco, basati anche sul ritrovamento di un fondo di sveglia con applicati due contatti, lasciano supporre che si sia trattato di un ordigno a tempo, caricato con notevole dose (tra i tre e i quattro chilogrammi) di tritolo.
La deflagrazione fu talmente potente che la quinta carrozza fu scoperchiata e resa incandescente dall’incendio che si sviluppò.
Sul quotidiano «L’Unità» del 5 agosto 1974 si poteva leggere: Il vagone dilaniato dall’esplosione sembra friggere, gli spruzzi degli schiumogeni vi rimbalzano su. Su tutta la zona aleggia l’odore dolciastro e nauseabondo della morte . Le fiamme erano altissime e abbaglianti. Nella vettura incendiata c’era gente che si muoveva. Vedevamo le loro sagome e le loro espressioni terrorizzate, ma non potevamo fare niente poiché le lamiere esterne erano incandescenti. Dentro doveva già esserci una temperatura da forno crematorio.
Questo massacro seguiva di pochi mesi quello avvenuto in piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio.