Vella: saprei dove cercare

VELLA: SAPREI DOVE CERCARE,
nostra intervista con il Giudice dell’Italicus, “Il Resto del Carlino”, 4 agosto 1980.

“Dipendesse da me, indagherei nell’area delle formazioni clandestine extraparlamentari di destra: fra quegli individui che si sono dimostrati comprimari e gregari nelle varie indagini svolte in occasione dei processi ad Arezzo, Firenze e Lucca che sono stati istruiti e celebrati dal 1974 ad oggi e che hanno consentito di delimitare i confini di quell’area eversiva, le finalità di azione dei componenti e i mezzi cui questi hanno sempre fatto ricorso”.
Chi parla è il consigliere istruttore del tribunale di Bologna Angelo Vella che il 31 luglio ha firmato la sentenza di rinvio a giudizio per la strage del treno Italicus indicando come ideatori ed esecutori materiali dell’attentato il nazista Mario Tuti, Piero Malentacchi e Luciano Franci, tutti componenti della cellula eversiva toscana.
La strage di Bologna (il più terrificante attentato mai avvenuto in Italia) è stata realizzata ventiquattr’ore dopo l’arresto a Castiglione Fiorentino di Pietro Malentacchi e, a qualcuno, è sembrata quasi una risposta alle incriminazioni per l’Italicus.
“E’ chiaro – ha detto ancora Vella – che ci troviamo di fronte a dei criminali folli. Per capire basta rileggere l’autointervitsa che si fece Mario Tuti. La chiave è tutta lì. Diceva Tuti: “Bisogna ricorrere a tutti i mezzi per lo sviluppo del fronte nazionale rivoluzionario. Dall’attentato terroristico alla psicodinamica. E’ evidente che per scuotere l’inerzia delle masse può essere a volte necessario colpire nel gruppo in modo indiscriminato”. Il parallelo con Bologna è immediato.
Il dottor Vella precisa:”Non solo come a Bologna, ma doveva accadere ad Arezzo nel gennaio 1975 quando venne catturato per la prima volta Malentacchi (assaltatore, esperto artificiere) che aveva in tasca un biglietto a mano nel quale c’era scritto: “Pronto, Parla il Fronte Nazionale Rivoluzionario, oggi 22 gennaio 1975, il comando Carlo Martelli ha fatto saltare in aria con undici chili di chedite la Camera di commercio di Arezzo.
Non è il solo attentato alle istituzioni del regime; in escalation – diceva ancora la farneticante rivendicazione – ne verranno consumati tanti altri per ogni stilla di sangue glorioso. Guai a chi tocca il camerata Freda, la nostra risposta sono bombe”.
Altri riferimenti alla tendenza criminale del gruppo di Arezzo – ha aggiunto Vella – li abbiamo letti nel diario di un detenuto che ha diviso per qualche tempo la prigione con Luciano Franci”. “Probabilmente – dice ancora il giudice – quella di Bologna è una strage che non verrà mai rivendicata. Massacri come questi non vanno firmati, servono solo a destabilizzare le istituzioni. E’ tipico dell’eversione di destra”.
Prima di giungere alla definizione della sentenza di rinvio a giudizio per l’Italicus, Angelo Vella e il Pubblico Ministero Luigi Persico, hanno vagliato ben dieci piste differenti, decidendo infine di concentrare l’accusa sul gruppo neofascista aretino che faceva capo a Tuti.
E’ quindi logico pensare che Vella e i suoi collaboratori possano, più di altri, mettere le mani nelle indagini con velocità ed efficacia.
“Se l’inchiesta giungerà a me – saprò dove andare a cercare. Certo senza accusare a priori nessuno, ma ci sono personaggi e ruoli che non sono mai stati chiariti sufficientemente e che dovrebbero ancora rispondere a tante domande. Ispiratori ideologici che difendono gli attivisti di Ordine Nero. Sei anni di inchiesta mi hanno permesso di delineare una mappa precisa di questo terrorismo. Per tornare ancora alla rivendicazione dell’attentato di Bologna, che non c’è stata e non ci sarà mai, dico che tutte le stragi operate dai fascisti sono rimaste storicamente prive di rivendicazioni: da quella del teatro Diana di Milano del 1921, a quella del Reichstag di Berlino nel 1933, a quella di piazza Fontana, di piazza della Loggia e dell’Italicus.”

Roberto Canditi

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