Alle 19.08 di domenica 23 dicembre 1984 una bomba ad alto potenziale (composta da pentrite, T4, nitroglicerina e tritolo), collocata su una griglia portabagagli della nona carrozza di 2^ classe del rapido 904, esplode poco dopo l’ingresso del treno nella Grande Galleria dell’Appennino – la stessa in cui, dieci anni prima, era esplosa la bomba sul treno Italicus – tra le stazioni di Vernio e San Benedetto Val di Sambro.
Quindici sono i morti; un sedicesimo viaggiatore perderà la vita di lì a poco. Lo scoppio è stato causato da una carica di esplosivo radiocomandata, collocata sul treno mentre era fermo alla stazione di Firenze. Il treno, partito alle ore 12,55 dal binario 11 della stazione di Napoli in direzione Milano, era stracolmo di gente che raggiungeva i parenti per le festività natalizie. Ognuno con la propria storia, i propri pensieri, i propri sogni. Alla fine si conteranno in tutto 16 vittime e 267 feriti.
Le indagini della magistratura e della Commissione parlamentare d’inchiesta hanno accertato le responsabilità di soggetti legati a Cosa Nostra, alla criminalità organizzata campana, al neofascismo.