I funerali (9 agosto 1974)

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La città di Bologna, le sue istituzioni erano state immediatamente coinvolte dalla strage avvenuta a non molti chilometri di distanza. Un coinvolgimento tanto forte da far denominare questa strage “Strage di Bologna”, almeno fino al due agosto 1980 quando avvenne quella che ora è normalmente definita così. Anche Pier Paolo Pasolini, nel suo articolo Che cos’è questo golpe? pubblicato sul «Corriere della sera» del 14 novembre 1974 definiva la strage dell’Italicus strage di Bologna.

Io  so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.  Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpe, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).

 Nonostante fosse il 9 agosto, periodo di ferie per gli italiani, i funerali furono molto partecipati: cittadini, militanti dei partiti e dei sindacati, rappresentanti delle istituzioni e delle amministrazioni locali gremivano piazza Maggiore e le vie limitrofe e il gonfalone di S. Benedetto Val di Sambro venne posto vicino alle 10 bare, quasi a voler ribadire la vicinanza alle vittime, a quelle persone che erano state uccise nel territorio di quel comune.

Il discorso ufficiale fu tenuto dal sindaco di Bologna Renato Zangheri che affiancò al cordoglio parole di condanna per il terrorismo e di richiesta di una maggiore attenzione e incisività nelle indagini.

 

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