ricordi di Miriam Ridolfi

APPUNTI DI LAVORO: IL 2 AGOSTO 1980.
Miriam Ridolfi in Argento Vivo, n. 78, 2001

“Bologna era lì, col suo gran cuore”: così titolava il quotidiano Il Giorno, il 3 agosto 1980, nel “fondo” sulla strage alla stazione. E’ vero: io c’ero e, con tutti quelli che c’erano, l’ho sentito, l’ho visto “quel gran cuore”. E ho capito che governare dovrebbe essere coordinare, anche nella più grande emergenza, ogni spinta positiva ad operare, a “fare insieme”, a riconoscere negli altri noi stessi, a tendere la mano senza diffidenza.
Non dimentichiamolo. Soprattutto ricordiamo sempre la spaventosa contabilità: 84 morti, duecento feriti e mutilati. Voglio stavolta dedicare la pagina di questa rubrica ad un evento cui ho partecipato su un versante primario. Sono passati quasi vent’anni. Ho ancora dentro il segno di quella ferita e forse non vi parlerei adesso del mio esser là, se non per aver “tirato fuori”, dal cassetto che era ben chiuso, i miei appunti per Marco Vaccari, il fotografo estemporaneo che delle sue foto alla stazione, quel tragico 2 Agosto, fece una mostra itinerante “Per non dimenticare” e ora ha deciso di scrivere un libro: “C’ero anch’io”.
Ero stata nominata da appena cinque giorni assessore al decentramento nella prima seduta del rinnovato Consiglio comunale di Bologna. C’erano le ferie ed io ero “di turno”. Mezz’ora dopo lo scoppio della bomba (ma in un primo momento qualcuno, di alta responsabilità, aveva comunicato l’esplosione di un impianto sotterraneo: inesistente!), attivavo in Comune il Centro di Coordinamento. Nelle ore seguenti cominciarono ad arrivare gli altri colleghi di Giunta, funzionari, consiglieri. Affiancata dal dirigente dei servizi demografici, Libero Volta, dai suoi collaboratori, dagli assistenti sociali dei quartieri, dal personale comunale che si mise a disposizione, ho sentito pulsare di vita la città nei suoi volontari, nei suoi vigili urbani, nei suoi medici e paramedici, nei suoi poliziotti, nei suoi tassisti, negli autisti degli autobus, nei suoi negozianti, nei suoi operai, nei suoi albergatori. Avevamo isolato in stretto contatto con Prefettura e Questura due linee telefoniche a disposizione di quanti ad esse facevano riferimento: nelle sole prime 48 ore ininterrottamente abbiamo risposto a migliaia di chiamate. Fin dal primo pomeriggio del 2 Agosto siamo stati affiancati da quattro interpreti per le telefonate che giungevano dall’estero. Da quella stessa sera funzionava un nostro servizio di informazione anche in stazione e all’aeroporto.
Tramite la struttura ricettiva e di ristorazione della cooperativa Camst, abbiamo organizzato centinaia di buoni pasto e messo a disposizione 200 posti notte in alberghi cittadini, alcuni dei quali hanno abbassato i loro prezzi dei 50%. Abbiamo elencato e utilizzato in parte anche 86 famiglie disponibili ad ospitare. Abbiamo fornito un piccolo sussidio economico a quanti, coinvolti, avevano necessità di raggiungere al più presto le rispettive destinazioni o case. Su nostra richiesta la Banca del Monte di Bologna e Ravenna ha messo a disposizione un suo ufficio. Ogni Quartiere ha attivato la raccolta di offerte, suggerimenti, disponibilità di lavoro volontario. Si è lavorato in stretto contatto con gli assistenti sociali degli ospedali per le informazioni e con i vigili urbani che hanno garantito l’accompagnamento di familiari dal nostro punto di coordinamento agli ospedali e all’Istituto di Medicina legale dove erano composte le salme. Con l’aiuto della Questura, è stato avviato un lavoro di ricerca di persone che i familiari pensavano potessero essere presenti o passate in quell’ora per Bologna. Nel Centro si è lavorato ininterrottamente – con turni che il personale stesso organizzava – in dieci persone fino alla sera del 6 agosto quando si sono svolti i funerali in piazza Maggiore; i tassisti sono stati a disposizione gratuitamente per una intera settimana in stretto contatto con i nostri punti di assistenza..
L’Ordine degli avvocati e procuratori di Bologna ha dato disponibilità di assistenza e tutela legale – specie per i cittadini stranieri – fin da lunedì 4 agosto. Subito sono stati messi a nostra disposizione negozi d’abbigliamento, d’ottica e di alimentari senza limite d’orario.
Riferendo una settimana dopo al Consiglio comunale dicevo: “Hanno scritto in primo luogo Persone colpite e loro familiari e la stampa italiana ed estera della risposta solidale, generosa, “meravigliosa” di Bologna: tanto da meritare la medaglia al valor civile. E’ stata tale perché era al tempo stesso immediata, spontanea e tuttavia organizzata, coordinata. E così come lavorare tra le macerie è stato un fatto corale di vigili del fuoco, di soldati e ufficiali dell’esercito, di medici, di infermieri, di cittadini volontari, senza bisogno di parole, allo stesso modo è stato coordinare le forme di assistenza in Comune per informare, per assistere, per aiutare materialmente quanti, familiari, parenti, amici accorrevano a Bologna. Si è risposto subito, ritenendo doveroso essere in quel momento punto di riferimento, certezza istituzionale, evitando che notizie false o distorte facessero altro male, aumentassero la disperazione, alimentassero strumentalizzazioni. Eppure la cosa più importante è stata far sentire viva la solidarietà, essere vicini per ciò che era possibile a quanti, direttamente colpiti nei loro affetti, dovevano recarsi negli ospedali o a drammatici riconoscimenti. Volti tirati, sguardi fissi, una disperazione ancora incredula, una smarrita impotenza (tutti ancora li rivedo!). In quei momenti la presenza dell’assessore, del vigile urbano che accompagnava, dell’assistente sociale che indirizzava all’albergo, di chi si prestava a telefonare a casa, rappresentava comunque un segno, un appiglio.
Coordinare tutto questo è stato assai impegnativo ma vorrei dire anche semplice, perché non c’è stato bisogno di dare ordini. C’è stata, da parte di tutti i dipendenti Comunali, una risposta immediata: ci si è alternati nel lavoro con estrema dedizione, quasi in modo spontaneo, con la disponibilità e la generosità di chi capisce il senso del lavoro che sta svolgendo. Lo stesso è stato per i cittadini che individualmente o attraverso le loro Organizzazioni hanno trovato il modo di essere ascoltati per dare-indirizzare la loro disponibilità. Non si dirige se non si lavora a insieme, al più si danno ordini. Capire – partecipando – la sofferenza, rispondere sì a chi chiedeva di poter vestire la propria cara salma con l’abito da sposa (come è successo, facendo aprire il negozio specializzato di domenica), dire di sì a chi voleva portarsela via prima possibile, nel suo paese, nella sua città, per raccogliersi nel proprio terribile e ingiusto dolore: tutto questo non era certo in contraddizione con la volontà di quanti più volte si riunirono in Piazza, insieme, per educarsi al rispetto e alla solidarietà che nascono spontanee quando si condividono esperienze di vita e momenti di grande emotività così dura.
C’ero: tanto ho imparato soffrendo!

 

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